La discesa è molto lunga. Intorno a noi ci sono solo schizzi di neve e il bosco che scorre verde e marrone di fianco alla pista. Stiamo vincendo la gara, perché non sento più lo slittino dei nostri compagni. Allora lo faccio, chiudo gli occhi. E sul viso sento il vento freddo della discesa, e ho i capelli al vento, il cuore che batte fortissimo. Ma il mio o quello di Filippo? Lo sento nella sua schiena. Non importa. Scivolare giù in questo modo, con le urla lontane lontane dagli altri e solo il rumore dello slittino sotto di me è proprio bello. E strano. Come camminare con la sciarpa sugli occhi, ma più vertiginoso. Ho una paura tremenda. Eppure vorrei che questa discesa durasse un'ora intera, anzi un giorno, anzi, sempre. Come la musica di Filippo.