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Tramonto sugli uliveti. Il cielo, come una fanciulla timida baciata per la prima volta, arrossiva in una luce color pesca. Dalle finestre spalancate spirava una brezza dolcissima che portava con sé i profumi della sera. E arruffava i capelli della giovane in piedi al centro del pavimento di marmo, sola e pensosa, facendole ondeggiare le vesti sulle membra snelle e brune.
La giovane...
Amava così tanto suo padre eppure non si era accorta di nulla!
Si fermò sulla soglia. "Non lo so. Non ho più bisogno di essere curata come una bambina. Papà non deve più tenermi nascoste le cose, e nemmeno tu. Avreste dovuto dirmelo già da un pezzo". Lui la fissò negli occhi, poi trasse un lungo respiro. "Va bene: ti prometto che d'ora in poi ti riferirò tutto quello che gli succede. Le cose importanti, perlomeno".
"A te papà le dice, vero?"
"A volte. Se lo prendo nel momento giusto".
Freya tenne a freno il groppo che aveva in gola, si chiuse la porta alle spalle e andò nella sua stanza. 'Papà...' Si sdraiò sul letto e richiamò tutti i momenti in cui aveva notato la sua stanchezza, il suo pallore, la debolezza che non era mai stata tipica del suo modo di fare. Una sola volta in tutto quel tempo gli aveva chiesto spiegazioni, e si era accontentato immediatamente della prima risposta raffazzonata che lui le aveva servito.
(Il custode di Freya, Cliff McNish, Salani 2010, trad. Luca Tarenzi, pag. 156