I Sardi nel mondo - Atlante socio-statistico dell'emigrazione sarda
Com’è noto, anche a causa della sua insularità, di una ritardata spinta della transizione demografica e della miserevole condizione del sistema dei trasporti locali interni, in Sardegna il fenomeno della migrazione di massa tra fine ‘800 e inizi del secolo scorso si è caratterizzato per elementi fortemente distintivi rispetto alle altre regioni italiane: inizia con un considerevole ritardo temporale, privilegia mete europee piuttosto che quelle oltreoceano e incide in modo fortemente negativo sulla già debole struttura demografica della popolazione residente. Fino alla fine della seconda guerra mondiale il totale dei sardi emigrati all’estero dal 1876 al 1942 fu di poco oltre le 133mila unità, di cui ben il 55% concentrati nei pochi anni che vanno dal 1906 al 1914. In questo arco temporale ben il 64% degli espatri hanno avuto come destinazione l’Europa e il bacino del Mediterraneo, mentre – nello stesso periodo - le correnti migratorie delle regioni del Mezzogiorno d’Italia verso l’estero, per quasi il 90%, si sono dirette verso i paesi transoceanici. Pur con un modesto flusso di partenze per i paesi oltre-Oceano quali gli Usa e il Brasile, fu soprattutto l’Argentina a rappresentare una destinazione relativamente importante per l’Isola e a rappresentare un continuo oggetto di ricerca per gli analisti: nel solo 1909, il 33% dei sardi emigrati ebbe quest’ultima come destinazione. Leggi le prime 32 pagine pdf del libro
Primi capitoli del libro di:
Giuseppe Puggioni - Marco Zurru, I Sardi nel mondo - Atlante socio-statistico dell'emigrazione sarda, Cuec editrice, giugno 2017.