I versi aurei, i simboli, le lettere
 

I versi aurei, i simboli, le lettere

Autore: 

Pitagora (versione dal greco di G. Pesenti)

Editore: 

Editore Rocco Carabba – Lanciano 2009 – stampa anastatica dal medesimo editore del 1913

Numero Pagina: 

32

Poi osserva la giustizia in fatti ed in parole. Né abituarti ad agire in alcuna cosa senza ragione. Ma considera come è destino per tutti di morire. Le ricchezze amano ora di affluire ed ora di andare in fumo. Quei dolori che per volontà dei celesti soffrono i mortali, quale sia la tua fortuna, soffri in pace, né sdegnarti. Conviene anche arrecar loro medicina, per quanto ti è dato. E di ciò pure ricordati, che ai buoni non molti di tai dolori comparta il destino. Agli uomini molte parole buone e cattive escon di bocca, dalle quali non lasciarti commuovere, né traviare; ma se qualcosa di falso si dica, modestamente cedi. E ciò che ora dirò, si osservi in ogni cosa: nessuno ti seduca né con parole né con fatti a fare o dire cosa che non sia pel tuo meglio. Consigliati avanti di agire, affinché non seguano funeste conseguenze. Fare o dire sciocchezze è cosa d’uomo misero. Ma compi cose onde in seguito non ti abbia a pentire. Non fare alcuna di quelle cose che non sai; ma apprendi quanto a te si addice e così fornirai una dilettevolissima vita.

Ritratto di 10 righe dai libri

Grazie per le precisazioni : )

Ritratto di Riccardo Di Lorenzo

L’espressione: “che ai buoni non molti di tai dolori comparta il destino” non scaturisce da un mio errore di battitura, ma dalla lingua italiana in uso nel 1913, anno della versione del testo di Pitagora dal greco antico e significa ciò che segue: “che alcuni dolori sono buoni (pochi) e a questi il destino partecipa”