Alla periferia est di Milano, a una quindicina di chilometri dal cuore della città, c’è l’Idroscalo, un gran rettangolo d’acqua lungo poco meno di tremila metri e largo poco più di trecento. Realizzato nei primi anni Trenta, man mano ha perso la sua funzione originaria – d’altronde non ci sono più idrovolanti – e ospita gare di canottaggio, vela e motonautica.
La sponda est è stata attrezzata a spiaggia, con la sabbia, e la gente d’estate va a farsi il bagno, tanto che quel posto lo chiamano “il mare di Milano”. A un terzo della spiaggia, un po’ all’interno, si apre un minuscolo specchio d’acqua, attiguo ma non inserito in quell’altro enorme, come l’isolata tessera di un mosaico non ancora sistemata nel vasto progetto generale. I viandanti potrebbero non vederlo, celato com’è dalla vegetazione: alberi dalle chiome cadenti (credo salici, quali altri alberi hanno chiome cadenti?) lo delimitano e ne fanno una specie di Amazzonia miniaturizzata. Link per leggere le prime 26 pagine pdf del libro