Disinformazia. La comunicazione al tempo dei social media
Le verità di fatto di Frédéric Martel Gli scrittori e i giornalisti della mia generazione si stropicciano gli occhi quando sentono parlare di fake news o di alternative facts, si stupiscono quando la rivista «Time» arriva a domandarsi, a caratteri cubitali rossi su fondo nero, «Is Truth Dead?», la verità è morta? Nessuno di noi, in effetti, si era accorto di questo dibattito e – cosa ancora più grave – nessuno aveva intuito che si fosse generato questo problema.
Il dibattito sulla «post-verità» (un’espressione resa popolare da un articolo del «Guardian» del 2016 ed entrata nei dizionari quest’anno) è nato con l’elezione a sorpresa di Donald Trump nel novembre 2016. Tutt’a un tratto i fatti non erano più intoccabili, e ad ogni verità se ne poteva opporre un’altra, alternativa: alternative facts, appunto.
Così, la posizione degli scienziati sul riscaldamento globale diventa discutibile, dovremmo considerare cosa sono lo stupro o la molestia sessuale prima di punirli, l’omofobia potrebbe essere sul conto di Emmanuel Macron, sulla sua supposta omosessualità (fake news), sui suoi conti bancari all’estero (fake news), sui suoi legami con gli islamisti (fake news) ecc. Secondo le informazioni di cui disponiamo, la Russia e WikiLeaks non sarebbero estranei a questa campagna di calunnie e disinformazione. Va detto che le fake news sono vecchie come il mondo: non è un fenomeno nuovo. Leggi le prime 27 pagine pdf del libro
Primi capitoli del libro di:
Francesco Nicodemo, Disinformazia. La comunicazione al tempo dei social media, Marsilio Editori, giugno 2017
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