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Il ballo degli amanti perduti

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Antefatto
Potrei ucciderlo, pensa con stupore sapendo che lo ha già immaginato – ma come di sfuggita, senza sostare sul pensiero – altre volte in tanti anni. E corregge fra sé: vorrei ucciderlo, vederlo finalmente morto.
Guida piano nel traffico delle sette e mezza di sera. Piove e le auto intorno si muovono lentissime in un’esausta
coda in uscita dalla città.
Ucciderlo e liberarmene. Impedirgli di nuocere ancora, di continuare a trasformare ciò che tocca in sofferenza, in sporcizia. Intorno a lui tutto diventa laido, grossolano, volgare. È come se fosse venuto al mondo per far del male. Oh, non è il male impersonificato, macché, non c’è niente di grandioso nel suo essere maligno. Uno stupido giullare, un piccolo prepotente, una semplice merda d’uomo. Che spande dolore, smarrimento, desolazione. Leggi le prime 31 pagine pdf del libro
ISBN 978-88-317-2370-1

Primi capitoli del libro di: 

Gianni Farinetti, Il ballo degli amanti perduti, Marsilio Editori, 14 aprile 2016.
 

Ritratto di 10 righe dai libri

SCHEDA LIBRO

Il ballo degli amanti perduti


Dicembre, Alta Langa piemontese. Sebastiano Guarienti, pilastro della saga farinettiana, ha l’eccentrica idea di suggerire al sindaco di un piccolo paese, un po’ per gioco, molto per prenderlo in giro, di organizzare un grandioso ballo di Capodanno in costume nel locale castello assai cadente. Un’insensatezza che il primo cittadino, da grossolano signorotto con le mani in pasta in diversi affari, fa subito sua per accattivarsi il declinante favore della cittadinanza. Tra ex belle donne sfiorite ma ancora appetibili, un nobiluomo che vive da solo in un convento di cinquantotto stanze con un cavallo imbalsamato, una vecchietta in odore di stregoneria (una masca in tutto e per tutto), una giovane charmosa, un altrettanto giovane e fascinoso architetto, e poi formaggiai, parroci, nonne impossibili, muratori romeni di impagabile simpatia, devastanti ragazzini, bande musicali, farmacisti cornuti, maschere improbabili (si segnala un geometra di Mondovì travestito da banana), spesso parlanti in un vero e proprio grammelot vecchio Piemonte, la preparazione del veglione scorre febbrile sotto gli sguardi divertiti di Sebastiano e del maresciallo dei Carabinieri Beppe Buonanno, a loro volta colti entrambi in un’impasse sentimentale dai risvolti inquietanti. Ma, come da copione, la notte di Capodanno, al culmine dell’affollato festone, fra le pareti del castello avviene un sanguinoso omicidio. E qui il maresciallo deve smettere i panni dell’amabile saggio per quelli più concreti del severo inquisitore. Perché sì, ridendo e scherzando, il morto c’è stato davvero. Subito l’inchiesta s’ingarbuglia per l’elevato numero dei possibili indiziati, in pratica tutto il paese e dintorni: omertà, piste troppo facili, segreti che riaffiorano, ecco il dannato lavoro del maresciallo che, scartando via via falsi indizi e impietose soffiate, si ritrova davanti a una verità ben più amara di quel che immaginava. Gianni Farinetti ci regala una nuova commedia dai risvolti neri, in cui ritroviamo i personaggi del suo fortunato Rebus di mezza estate mescolati a nuove figure con, protagonista occulto, il severo panorama delle Langhe, questa volta in versione invernale, fra tradizione e modernità, antiche lentezze e nuove mode. Un eden marginale, nel quale però allignano i peggiori misfatti di questo nostro (ex bel) paese.



Gianni Farinetti (Bra, 1953) ha esordito con Marsilio nel 1996 con il romanzo Un delitto fatto in casa (premio Grinzane Cavour autore esordiente 1997, premio Premier Roman di Chambéry 1997). Con Marsilio ha pubblicato anche L’isola che brucia (premio Selezione Bancarella 1998), Lampi nella nebbia (2000), Regina di cuori e La verità del serpente (2011), Rebus di mezza estate (2013), Prima di morire (2014) e Il segreto tra di noi (2016, premio Via Po 2009). I suoi libri sono tradotti nei maggiori paesi europei. Vive fra Torino e le Langhe.